Salve, vorrei un vostro parere. Anni fa ho avuto la mia prima relazione, durata 4 anni. Poco prima che finisse, non a causa mia, avvertivo prima di addormentarmi come una sorta di panico, una fame d’aria, poi passava e riuscivo a dormire tranquillamente. Sono passati anni ormai dalla fine della storia, e nel corso di questo tempo, a volte mi è capitato di avvertire molta ansia, magari per mesi stavo bene e poi ricompariva all’improvviso. Ho fatto le analisi del sangue, tutto nella norma, anche l’emocromo. Ho fatto analisi specifiche per la tiroide e anche queste tutto nella norma. Sono stata da un cardiologo, ho fatto l’elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma, dall’ecografia non è risultato nulla. Ad agosto ho iniziato una nuova relazione, durata 8 mesi e finita un mesetto fa. Non me l’aspettavo, non l’ho vissuta benissimo e contemporaneamente ho avuto problemi col lavoro e con un esame universitario. Ho avuto nuovamente attacchi d’ansia, sono tornata dal cardiologo e mi ha detto di essere come una macchina che consuma troppo, troppa adrenalina, quindi sto prendendo alcune compresse che possano appiattirla. Questa mattina però, ho avvertito un forte tremolio, fame d’aria ma non sentivo mancarla, debolezza e poi stavo perdendo il controllo, come se provassi depersonalizzazione, paura di sentirmi male ecc., ecc. Penso si tratti di panico, voi cosa pensate? Grazie in anticipo.
Sam, 24 anni
Cara Sam,
le manifestazioni parossistiche come gli attacchi di panico solitamente si caratterizzano di pensieri poco rassicuranti e percezioni psico-somatiche di diversa entità: sudorazione, tachicardia, respiro bloccato, tremori, giramenti di testa, paura di perdere il controllo e di morire, depersonalizzazione e ancora altri in base alla soggettività di ogni uno.
Si differenzia da altri disturbi ansiosi proprio per la sua manifestazione dirompente, di durata limitata nel tempo e solitamente risulta immotivato (non si riesce a prevedere e a comprendere le cause scatenanti). Quando invece è chiaro ed individuato il fattore scatenante allora possiamo far riferimento a quello che chiamiamo fobia (cioè paura di una cosa, un luogo, un essere vivente, una situazione ben precisa).
E’ proprio questa condizione di imprevedibilità dell’attacco di panico che spaventa e che innesca molto spesso meccanismi di ansia preventiva. Questi creano una sorta di circolo vizioso dove la paura di “sentirsi male” fa attivare il malessere stesso. La persona viene condizionata ed inizia a mettere in atto comportamenti di evitamento delle situazioni che potenzialmente “possono far star male” (evitare i luoghi troppo affollati, di prendere l’aereo, di entrare in ascensore ecc ecc).
Non c’è un parametro fisso o un momento esatto in cui una persona deve necessariamente iniziare a preoccuparsi degli attacchi di panico ma piuttosto è importante valutare quanto questi inficino il normale svolgimento delle nostre attività quotidiane. In questi casi potrebbe essere positivo intervenire facendosi aiutare da uno specialista perché da soli è molto difficile riuscire a fare un lavoro così complesso.
In un percorso di supporto psicologico solitamente vengono indagate le possibili motivazioni e forniti gli strumenti per gestire tali situazioni. Molto spesso dando voce ad un disagio più profondo, accantonato nel nostro inconscio si riesce a liberare il corpo da questo tipo di comunicazione. Infatti, quando la coscienza non ce la fa a sostenere dei carichi molto forti a livello emotivo tiene sommerso questo materiale che successivamente si esprime sotto altre forme di linguaggio; tra queste vi è l’attacco di panico.
Da quello che ci hai raccontato, infatti i sintomi sembrano prendere il sopravvento nel momento in cui c’è una rottura emotiva importante.
Puoi rivolgerti presso i servizi territoriali come il Consultorio di zona o presso uno specialista privato. Il primo servizio è gratuito.
Speriamo di averti fornito informazioni e spunti di riflessione utili; torna a scriverci se ne senti il bisogno.
Un caro saluto!